Il monkeypox è una malattia virale causata da un orthopoxvirus, appartenente alla stessa famiglia del virus del vaiolo. Anche se il monkeypox è meno letale rispetto al vaiolo, la sua diffusione recente in diverse parti del mondo ha sollevato preoccupazioni a livello globale. La malattia è originaria delle regioni forestali dell’Africa centrale e occidentale, dove è endemica tra gli animali selvatici, in particolare i roditori e altri piccoli mammiferi.
La trasmissione all’uomo può avvenire attraverso il contatto diretto con animali infetti, attraverso morsi o graffi, o consumando carne non adeguatamente cotta. Inoltre, il virus può diffondersi tra esseri umani attraverso il contatto diretto con fluidi corporei o lesioni cutanee infette. In alcuni casi, la trasmissione avviene anche tramite goccioline respiratorie, ma richiede un contatto stretto e prolungato.
I sintomi del monkeypox sono simili a quelli del vaiolo umano, anche se solitamente meno gravi. Dopo un periodo di incubazione che varia dai 6 ai 13 giorni, i pazienti sviluppano febbre, mal di testa, dolori muscolari, linfonodi ingrossati e una caratteristica eruzione cutanea. Questa inizia generalmente sul viso e si diffonde al resto del corpo, formando lesioni che evolvono in vescicole e poi croste.
La malattia tende a essere autolimitante, con sintomi che durano da 2 a 4 settimane, ma in alcuni casi può causare complicazioni gravi, specialmente nei bambini, nelle donne in gravidanza e nelle persone con un sistema immunitario compromesso.
Nonostante il monkeypox sia meno contagioso del vaiolo, i recenti focolai in Europa e Nord America hanno destato allarme per la capacità del virus di espandersi oltre le aree endemiche. Le autorità sanitarie stanno monitorando attentamente la situazione e stanno adottando misure per prevenire ulteriori diffusioni.
L’uso del vaccino contro il vaiolo, efficace anche contro il monkeypox, è una delle strategie principali per contenere i focolai. Tuttavia, il vaccino viene somministrato solo a persone ad alto rischio, come gli operatori sanitari e coloro che sono stati in contatto con casi confermati.